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Il Burnout: un quadro di insieme

Generalità

Il burnout è un insieme di sintomi che deriva da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo.

La sindrome da burn-out dipende dalla risposta individuale ad una situazione professionale percepita come logorante dal punto di vista psicofisico. In tale contesto, l’individuo non dispone di risorse e strategie comportamentali o cognitive adeguate a fronteggiare questa sensazione di esaurimento fisico ed emotivo.

Pertanto, il lavoratore che ne è soggetto, arriva al punto di “non farcela più” e si sente completamente insoddisfatto e prostrato dalla routine quotidiana. Nel tempo, il burnout può condurre ad un distacco mentale dal proprio impiego, con atteggiamento di indifferenza, malevolenza e cinismo verso i destinatari dell’attività lavorativa. Il burnout non va sottovalutato, considerandone i sintomi passeggeri e poco importanti: la demoralizzazione e la negatività per il proprio contesto possono sfociare, talvolta, nella depressione e in altri disturbi più complessi da affrontare.

Le strategie per superare la sindrome da burn-out sono diverse e comprendono la psicoterapia cognitivo comportamentale, la modifica delle abitudini lavorative e l’adozione di misure utili a contrastare lo stress nella quotidianità.

Cos’è il Burnout?

Burnout” è un termine di origine inglese che letteralmente significa “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”.  Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il burnout è una sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo, che non riesce ad essere ben gestito.

La sindrome del burnout è caratterizzata da una serie di fenomeni di affaticamento, delusione, logoramento e improduttività che sfociano in prostrazione e disinteresse per la propria attività professionale quotidiana.

 

Il Burnout è una sindrome: Nel maggio 2019, il burnout è riconosciuto come “sindrome” e, come tale, è elencato nell’11esima revisione dell’International Classification of Disease (ICD), il testo di riferimento globale per tutte le patologie e le condizioni di salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il burnout come un “fenomeno occupazionale” derivante da uno stress cronico mal gestito, ma specifica che non si tratta di una malattia o di una condizione medica.

Cosa non è il Burnout

Il burnout si riferisce soltanto al contesto lavorativo e, per definizione, non deve essere esteso ad altri ambiti della propria vita. Questo fenomeno occupazionale non va confuso, inoltre, con disturbi specificamente associati allo stress, come nel caso, ad esempio, del disturbo post-traumatico da stress, nonostante alcune manifestazioni possano essere condivise.

Non si può parlare di burnout, quindi, se:

  • Si è affetti da stress cronico in altre situazioni, come quelle familiari o relazionali;
  • Si soffre di:
    • Disturbi d’ansia e fobie specifiche;
    • Disturbi dell’adattamento;
    • Disturbi dell’umore, fra cui la depressione.

Non si tratta di burnout quando lo stress lavorativo è solo temporaneo, prevedibile e limitato nel tempo e le reazioni all’impegno psicofisico regrediscono con brevi pause di recupero.

Burnout: quali sono le cause?

Il burnout va inteso come un processo multifattoriale che riguarda sia i soggetti (variabili individuali, come sesso, età e stato civile), che la sfera organizzativa e sociale nella quale lavorano. Questa forma di esaurimento è determinata da una condizione di stress cronico inserito in un contesto lavorativo e/o derivante da esso, nella quale viene percepito uno squilibrio tra richieste-esigenze professionali e risorse disponibili.

La sindrome da burnout è sostenuta, quindi, da un vissuto di demotivazione, delusione e disinteresse. I ritmi intensi, le richieste pressanti e la responsabilità lavorativa in combinazione alla tendenza ad identificarsi con la propria professione, determinano spesso un grande investimento di energie e risorse che, nel tempo, può facilitare la comparsa di questa forma di esaurimento.

Variabili individuali

Fattori socio-demografici

  • Età: alcuni esperti del settore sostengono che l’età avanzata costituisca uno dei principali fattori di rischio di burnout; altri ritengono, invece, che i sintomi siano più frequenti nei giovani, le cui aspettative sono deluse e stroncate dalla rigidezza delle organizzazioni lavorative;
  • Stato civile: persone senza un compagno stabile sembrano essere più vulnerabili a sviluppare questa forma di esaurimento psico-fisico.
  • Differenza di genere: le donne sarebbero più esposte degli uomini al pericolo di soffrire di burnout.

Caratteristiche di personalità

  • Tendenza a porsi obiettivi irrealistici;
  • Personalità autoritaria o introversa (incapacità di lavorare in team);
  • Concetto di sé come indispensabile;
  • Abnegazione al lavoro, inteso come sostituzione della vita sociale;
  • Motivazione ed aspettative professionali elevate.

Fattori socio-ambientali e lavorativi

Un ambiente di lavoro non favorevole può portare a manifestazioni psico-fisiche, con un significativo impatto negativo sul benessere della persona. Il burnout può essere correlato a diverse componenti della sfera lavorativa, di tipo organizzativo o correlati alla comunicazione e alla sicurezza sul luogo di lavoro, come:

  • Le aspettative connesse al ruolo:
    • Carico eccessivo di lavoro: se superiore alla capacità dell’individuo di farvi fronte può predisporre al burnout;
    • Mancanza di controllo sulle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro: sembra esservi un’associazione tra il burnout e la carenza di autonomia per attuare l’attività nella maniera che ritiene più efficace o le abilità di assumersi la responsabilità di decisioni importanti;
    • Valori contrastanti: l’incongruenza tra i valori dell’individuo e dell’organizzazione può tradursi nella pressione di una scelta tra ciò che si vuole fare e ciò che, invece, si deve fare;
    • Attività inadeguate rispetto alle competenze del lavoratore o aumento di responsabilità, senza la giusta compensazione;
  • Le relazioni interpersonali:
    • Difficili interazioni con colleghi o clienti;
    • Frequenti conflitti nella programmazione del lavoro o interruzioni;
  • Le caratteristiche dell’ambiente di lavoro:
    • Politiche sanitarie e di sicurezza inadeguate;
    • Bassi livelli di supporto ai lavoratori;
  • L’organizzazione stessa del lavoro:
    • Comunicazione e gestione insufficiente;
    • Compiti e obiettivi poco chiari;
    • Programmi che cambiano spesso;
    • Orari inflessibili e scadenze irrealistiche;
    • Partecipazione limitata o scarsa nei processi decisionali della propria area di lavoro.

A queste situazioni, si aggiungono:

  • Mancato riconoscimento (sia sociale, che economico) del risultato;
  • Assenza di equità (cioè la percezione di onestà e correttezza che favorisce soddisfazione e motivazione);
  • Presenza di rischi alti, come per i soccorritori o gli agenti di pubblica sicurezza;
  • Mobbing e molestie psicologiche.

Burnout: chi sono i soggetti più a rischio?

Inizialmente, la sindrome del burnout è stata correlata alle cosiddette “helping professions”, cioè le professioni sanitarie e assistenziali che prevedono un contatto con le persone o deputate alla difesa, alla sicurezza pubblica ed alla gestione delle emergenze: infermieri, medici, insegnanti, assistenti sociali, operatori per l’infanzia, poliziotti e vigili del fuoco.

In seguito, si è riconosciuto che il burnout può associarsi a qualsiasi contesto lavorativo in cui esistano forti condizioni stressanti e pressanti (come, ad esempio, può accadere per le posizioni di grande responsabilità lavorativa) o implicazioni relazionali molto accentuate (es. avvocato, ristoratore, politico, impiegato delle poste, segretaria ecc.).

Sindrome da Burnout: come si manifesta?

La sindrome del burnout caratterizzata da un rapido decadimento delle risorse psicofisiche e da un peggioramento delle prestazioni professionali.

Il burnout non si manifesta quasi mai in modo improvviso, ma è il risultato di un processo graduale che si sviluppa nel tempo. All’inizio, il lavoratore si trova a sostenere con forte impegno le mansioni che gli vengono assegnate, allo scopo di mantenere le proprie capacità di rendimento. Tuttavia, il forte carico di lavoro associato a poche fasi di riposo può tradursi in un vero e proprio sfinimento psichico.

Nella maggior parte dei casi il burnout, si sviluppa in modo subdolo: spesso, chi ne soffre non se ne accorge e considera normali i primi campanelli d’allarme, come insonnia, cefalea, mal di stomaco, insofferenza per i turni e poca motivazione per lo svolgimento dell’attività lavorativa.

Un segno caratteristico del burnout è che il lavoratore non riesce a recuperare nonostante le possibilità di riposo (la sera, nel fine settimana, in vacanza ecc.).

Caratteristiche del Burnout

Le manifestazioni della sindrome da burnout sono numerose e varie, ma tre caratteristiche sono sempre presenti:

  1. Senso di esaurimento o depauperamento delle energie

L’esaurimento emotivo è il sintomo centrale del burnout e consiste nel sentimento di essere svuotato e annullato dal proprio lavoro. Le persone colpite si sentono sfinite sul piano emotivo, fisico e mentale.

  1. Aumento della distanza mentale dal proprio lavoro

Nel burnout, si manifesta un atteggiamento di distacco mentale dalle proprie mansioni con aumento dell’isolamento dal proprio lavoro con ridotta efficacia professionale. Inoltre, sono presenti sentimenti di negativismo o cinismo relativo al proprio impiego e nei confronti delle persone che richiedono o ricevono la prestazione o il servizio (colleghi, clienti, superiori).

  1. Ridotta efficacia professionale

La ridotta realizzazione personale, la percezione della propria inadeguatezza al lavoro, la caduta dell’autostima e il sentimento di insuccesso nel proprio lavoro si traducono nel calo dell’efficienza personale: il lavoratore percepisce di diventare sempre meno efficiente, nonostante si impegni di più nelle proprie mansioni.

Burnout: sintomi fisici, psico-emotivi e comportamentali

Rispetto alla routine lavorativa quotidiana, il burnout si rende evidente con le seguenti manifestazioni psicologiche e comportamentali:

  • Mancanza di iniziativa;
  • Difficoltà a portare a termine i compiti;
  • Distacco emotivo e ridotto interesse verso il proprio lavoro;
  • Difficoltà nelle relazioni con gli utenti;
  • Demotivazione;
  • Alta resistenza ad andare al lavoro ogni giorno;
  • Rigidità di pensiero e resistenza al cambiamento;
  • Cinismo e atteggiamento colpevolizzante nei confronti degli utenti;
  • Assenteismo;
  • Depersonalizzazione;
  • Senso di frustrazione.

Dal punto di vista emotivo e cognitivo, i sintomi del burnout comprendono:

  • Difficoltà di concentrazione;
  • Bassa stima di sé;
  • Senso di colpa, fallimento, rabbia e risentimento;
  • Agitazione, irritabilità e nervosismo;
  • Infelicità;
  • Pianto frequente;
  • Indecisione;
  • Mancanza di attenzione;
  • Difficoltà a pensare in modo chiaro;
  • Mancanza di creatività;
  • Preoccupazione costante.

Per quanto riguarda i sintomi fisici, il burnout comporta:

  • Stanchezza;
  • Insonnia;
  • Tachicardia;
  • Mal di testa;
  • Nausea;
  • Inappetenza;
  • Dolori e problemi digestivi;
  • Senso di soffocamento;
  • Tremori;
  • Sudorazione alle mani;
  • Mal di schiena e tensioni muscolari;
  • Vertigini;
  • Ipertensione;
  • Disturbi sessuali o riproduttivi.

Complicanze

La sindrome da burnout è una situazione di forte disagio per il soggetto e può comportare diverse conseguenze nella vita quotidiana dell’azienda. Gli effetti negativi del burnout si ripercuotono, infatti, nell’ambiente di lavoro e finiscono con il coinvolgere anche l’utenza, a cui viene offerto un servizio inadeguato. Il lavoratore dimostra di non tollerare colleghi, clienti e superiori con insofferenza, atteggiamenti critici, aumento della conflittualità e altri comportamenti negativi.

Il burnout può condurre, inoltre, il soggetto ad un abuso di alcol, cibo, farmaci o sostanze psicoattive. Se non s’interviene, si possono verificare isolamento, autolesionismo e impoverimento della vita di relazione, disturbi d’ansia, crisi di panico e depressione.

Come viene stabilita la diagnosi di burnout?

La diagnosi del burnout è stabilita da un professionista competente in materia (medico del lavoro, psichiatra, psicologo ecc.) quando il soggetto manifesta i sintomi fisici, psicologici e comportamentali tipici della sindrome.

Per comprendere l’entità della patologia e stabilire un adeguato piano di intervento, vengono intrapresi dei colloqui, per raccogliere informazioni relative al livello di compromissione delle funzioni generali ed alle caratteristiche con cui si manifesta il burnout (da quanto tempo e con quale intensità). Questa valutazione ha, inoltre, l’obiettivo di trovare i collegamenti tra il disagio sperimentato dal paziente ed i fattori che scatenano o contribuiscono a mantenere la sindrome del burnout.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito direttive e criteri di riferimento ai medici per diagnosticare la sindrome del burnout. Al contempo, lo stesso organismo sta per intraprendere lo sviluppo di linee guida basate sull’evidenza del benessere mentale nei luoghi di lavoro.

Quali interventi sono previsti in caso di Burnout?

La risoluzione del burnout prevede un approccio sia a livello organizzativo, che a livello individuale.

Innanzitutto, l’intervento deve favorire una maggiore consapevolezza del problema nella propria vita professionale, quindi il soggetto che ne soffre deve riconoscere i fattori responsabili dello sviluppo e del mantenimento dell’esaurimento psicofisico. Inoltre, è necessario comprendere le relazioni esistenti tra il comportamento personale, il proprio vissuto ed il contesto di vita e lavorativo.

Successivamente, le strategie per affrontare il burnout prevedono la modifica del comportamento e degli atteggiamenti in coerenza a quanto acquisito. In aggiunta a tale cambiamento, può essere necessario un periodo di psicoterapia.

Se s’interviene tempestivamente con un’adeguata assistenza medica o psicologica, si evita che si inneschino meccanismi più complessi e difficili da gestire. Sul luogo di lavoro, il burnout può essere affrontato chiedendo sostegno al proprio superiore, al reparto risorse umane oppure all’ufficio competente dell’azienda. Al contempo, è possibile accrescere il supporto sociale, non solo di colleghi e amici, ma anche dei familiari, cercando di bilanciare al meglio il rapporto lavoro-vita privata.

Psicoterapia per il Burnout

Gli interventi psicoterapeutici, come quello cognitivo-comportamentale, contribuiscono a migliorare la prognosi del burnout, tenendo conto della complessità della patologia e della specifica individualità del soggetto.Questo percorso è finalizzato a fornire al paziente informazioni chiare e specifiche sul suo disturbo (es. sintomi, decorso ecc.), per aiutarlo a gestire la sintomatologia che comporta e:

  • Favorire un adeguato esame di realtà;
  • Ripristinare le funzioni principali della persona;
  • Ridurre le difficoltà sociali, cognitive e psicologiche;
  • Favorire il superamento degli episodi sintomatici in modo costruttivo per giungere ad un nuovo equilibrio.

Come prevenire il Burnout

  • Rispettare le proprie esigenze (sonno, cibo, attività fisica ecc.) e risposare a sufficienza nei momenti di recupero dopo il lavoro: l’importante è ritagliarsi del tempo per fare ciò piace;
  • Fissare obiettivi ragionevoli, senza pretendere troppo da sé stessi;
  • Quando la mole di lavoro sembra davvero eccessiva, definire le priorità con il vostro superiore oppure, se è possibile, delegare ad altri alcune delle mansioni da portare a termine;
  • Evitare i conflitti con i colleghi ed adottare un atteggiamento proattivo;
  • Condurre uno stile di vita sano (sport, dieta ecc.) per una maggiore resilienza nel fronteggiare qualsiasi tipo di esperienza stressante.

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